Tutto comincia con un sussurro, un filo di voce che taglia l’afa di fine luglio come un colpo di frusta. Quella voce appartiene a Nicola Stasi, il padre di Alberto, e con una sola frase riesce a scalfire le certezze costruite in quasi due decenni: “Il problema è che non c’è un alibi.” Una dichiarazione breve, quasi chirurgica, ma capace di riaccendere dubbi e sospetti che molti pensavano archiviati per sempre.
È l’estate 2025, i campi di mais della Lomellina bruciano sotto il sole e l’Italia torna a parlare del caso Garlasco. Una registrazione rimasta sepolta per anni negli archivi giudiziari viene acquisita come nuovo elemento d’indagine, proprio mentre il nome di Andrea Sempio, amico di famiglia dei Poggi, riemerge al centro della scena. L’alibi di Alberto Stasi, già fragile, si tinge di ombre ancora più sinistre, mentre prove dimenticate, testimonianze trascurate e reperti mai chiariti riemergono con forza destabilizzante.
La scena del delitto, la mattina di Ferragosto 2007, resta un enigma: Chiara Poggi trovata senza vita in fondo alle scale di casa, sangue ovunque ma nessuna colluttazione evidente. Scarponi puliti, impronte misteriose, computer acceso e log alterati: un mosaico che non ha mai trovato coerenza definitiva. Oggi, nel 2025, vecchi dettagli e nuove perizie riaprono la ferita. Un’impronta palmare mai attribuita, un martello arrugginito ritrovato a pochi chilometri, un frammento metallico nascosto dietro un pannello: ogni indizio sembra puntare verso direzioni diverse, creando una tensione che spacca ancora una volta l’opinione pubblica.
Gli inquirenti scavano su tre fronti: prove materiali come fibre, reperti e DNA; prove digitali, con connessioni remote sospette sul computer di Chiara; e prove testimoniali, con voci riemerse dopo anni di silenzio. In mezzo a questo nuovo caos giudiziario, la famiglia Poggi resta in silenzio, perché per loro la verità non è spettacolo, ma pace. Una pace che a oggi sembra ancora lontana.
E mentre il dibattito infiamma social e talk show, una domanda rimbalza come un’eco inesorabile: Alberto Stasi è davvero l’assassino di Chiara o per 18 anni abbiamo guardato dalla parte sbagliata?