È successo tutto in diretta nazionale. Lo studio gelato, il pubblico paralizzato, i social in fiamme. Un programma nato per discutere di etica pubblica è diventato la scena di uno degli scontri televisivi più feroci degli ultimi anni. Protagonisti: Corrado Augias, storico intellettuale della sinistra culturale, e Vittorio Feltri, voce pungente del giornalismo conservatore.
La miccia l’ha accesa Augias, con parole che hanno scosso lo studio di Rai 3: “Meloni rappresenta una degenerazione della cultura politica italiana. È una donna che si è costruita sul vuoto, sulla retorica populista, sull’ignoranza storica. È indegna del ruolo che ricopre.” Silenzio in studio. Poi la furia di Feltri: “Questo è un insulto vergognoso. Lei supera il limite. Non è critica, è un attacco personale. Chi è lei per giudicare chi è stato eletto democraticamente?”
In pochi secondi il salotto alto della cultura televisiva è diventato una polveriera politica. Il conduttore incapace di frenare, Lucia Annunziata in silenzio imbarazzato, Marco Damilano che tenta invano di mediare. Il pubblico in sala non applaude, non reagisce: la tensione è talmente palpabile da annullare ogni gesto.
E sui social? È esploso il caos. I video dello scontro hanno invaso TikTok, X e Telegram diventando virali in poche ore. Da una parte chi acclama Augias come voce coraggiosa della verità, dall’altra chi difende Feltri e accusa la Rai di trasformare il servizio pubblico in un’arena ideologica. La politica non è rimasta a guardare: FdI parla di attacco inaccettabile al premier, il PD difende Augias, la Lega chiede dimissioni a Rai 3, il M5S accusa la rete di cavalcare le risse per fare ascolti.
Il giorno dopo, nessuna marcia indietro. Augias ribadisce: “Non ho insultato, ho espresso un giudizio politico. Chi governa deve accettare le critiche.” Feltri replica a muso duro: “Augias rappresenta il classismo della sinistra travestito da intelligenza. Questa non è cultura, è disprezzo.”
Il risultato? Non solo un incidente televisivo, ma la fotografia di un’Italia spaccata in due, dove il confronto politico è ormai diventato guerra di identità. La Rai resta spettatrice passiva, godendosi l’audience delle polemiche. Ma il Paese esce con un’ulteriore certezza: la frattura tra élite culturale e giornalismo popolare è ormai insanabile.