Un pomeriggio di terrore ha scosso Napoli, nel quartiere Pianura, quando una serie di fortissimi boati ha fatto tremare vetri e case poco prima delle 16 di lunedì 9 settembre. Cinque esplosioni in rapida successione, di cui tre particolarmente violente, hanno colpito la storica fabbrica di fuochi d’artificio Manna, attiva da oltre 80 anni in via Vicinale Grottole.
Dalle deflagrazioni si è subito sprigionata una colonna di fumo densa e visibile a grande distanza, mentre un incendio ha avvolto anche la vegetazione dei Camaldoli. I vigili del fuoco sono intervenuti immediatamente, affrontando operazioni di spegnimento complesse e rischiose. Tre pompieri sono rimasti feriti durante la seconda esplosione, colpiti dalle onde d’urto e trasportati in ospedale: fortunatamente non sono in pericolo di vita.
In un primo momento si era diffusa la notizia di una vittima, poi smentita. Ma le ricerche all’interno del capannone continuano senza sosta, con la paura che il bilancio possa aggravarsi. “I vetri hanno tremato, pensavo fosse una scossa dei Campi Flegrei. Solo vedendo il fumo ho capito che si trattava di un’esplosione”, racconta una residente ancora sotto shock.
La violenza delle deflagrazioni è stata tale da essere registrata persino dai sismografi dell’INGV, solitamente utilizzati per monitorare l’attività vulcanica della caldera flegrea. Un dato che rende l’idea della potenza di un evento che ha paralizzato un’intera zona della città e fatto rivivere a Napoli l’incubo delle tragedie pirotecniche.