Sembrava una serata come tante per i The Kolors, pronti a far vibrare il pubblico di Vieste in Puglia con la loro musica. Ma pochi minuti prima del concerto, una scena fuori da ogni copione ha sconvolto il frontman Stash: un cucciolo rinchiuso in una gabbia sudicia, solo, tra gli escrementi, visibilmente maltrattato. Invece di salire sul palco, Stash ha preso in mano il telefono, ha documentato tutto sui suoi canali social e ha chiamato i carabinieri, denunciando un orrore che nessuno prima di lui aveva avuto il coraggio di mostrare.
Le immagini postate dal cantante non lasciano spazio a dubbi: si tratta di un caso evidente di abbandono e maltrattamento animale. Eppure, accaduto a pochi metri da uno dei luoghi più frequentati della città turistica, nessuno aveva mai segnalato nulla. Possibile che nessuno abbia visto? Possibile che sia servito un artista, in tournée, per smascherare una realtà tanto crudele quanto taciuta?
“Denunciate con noi questo schifo,” ha scritto Stash, lanciando un appello accorato ai suoi follower. E stavolta i social non sono rimasti in silenzio: centinaia di condivisioni, commenti indignati, richieste di giustizia. In un’Italia che si riempie la bocca di amore per gli animali, c’è voluto un cantante pop per mettere a nudo l’ipocrisia e l’indifferenza quotidiana.
Grazie all’intervento tempestivo delle forze dell’ordine, il cagnolino è stato tratto in salvo. Ma resta la domanda scomoda: quante altre gabbie nascoste ci sono ancora, lontano dalle luci del palco e dagli occhi famosi? E soprattutto: quanto vale davvero la vita di un essere vivente quando tutti preferiscono voltarsi dall’altra parte?
Stash ha fatto ciò che avrebbe dovuto fare chiunque. Eppure il suo gesto oggi appare rivoluzionario. Forse perché siamo diventati troppo bravi a scrollare via anche l’orrore.