Per mesi ha ignorato i segnali del suo corpo, affidandosi alle rassicurazioni trovate online e persino a quelle di alcuni medici. Poi la diagnosi che ha travolto ogni certezza: adenocarcinoma esofageo al quarto stadio, con poche prospettive di sopravvivenza. È la storia di Warren Tirney, 37 anni, ex psicologo di Killarney in Irlanda, padre di due bambini.
I primi sintomi – difficoltà a deglutire e un mal di gola persistente – erano stati liquidati come disturbi lievi. L’intelligenza artificiale a cui Warren si era rivolto parlava di tumore “altamente improbabile”. I medici, da parte loro, prescrivevano solo farmaci per il reflusso. Risultato? Mesi persi, mentre la malattia avanzava silenziosa.
Solo più tardi la verità, devastante: un cancro già in fase terminale. La moglie Evely ha lanciato una raccolta fondi per portare il marito all’estero, tra Germania e India, dove esistono terapie innovative negate in Irlanda. “Warren è la nostra roccia, il cuore della nostra famiglia. Qui ci offrono solo cure palliative, ma altrove c’è ancora speranza”, ha dichiarato.
Il caso apre una ferita che va oltre la tragedia personale: quanto pesa la fiducia cieca in strumenti digitali e in un sistema sanitario definito dallo stesso Warren “al collasso”? Una domanda che scuote e divide, mentre il tempo corre contro di lui.