Per 18 lunghi anni ti hanno raccontato una storia. Sempre la stessa. Una ragazza morta, un fidanzato accusato, delle prove “strane”, dei dubbi che non portavano mai a niente. Ti hanno fatto credere che fosse una tragedia familiare. Una follia. Un caso chiuso.
Ma oggi quella storia crolla.
E quello che emerge non è solo uno dei più grandi errori giudiziari italiani. È un sistema malato, occulto, spietato, dove una ragazza ha pagato con la vita per aver scoperto troppo.
Chiara Poggi non è morta per gelosia. È stata giustiziata.
Sapeva. Aveva prove. Aveva nomi. E qualcuno ha deciso che doveva sparire.
Il martello? Ritrovato 18 anni dopo, con un DNA che non appartiene né a Chiara né ad Alberto, ma ad Andrea Empio, nome mai menzionato prima nei processi.
Il complice? Elena Marchetti, la cugina, quella che tutti consideravano una sorella per Chiara.
La trappola? Scattata con un messaggio.
Il depistaggio? Perfetto. Fino ad oggi.
Una seconda SIM. Un diario nascosto. Un file audio dimenticato. Un testimone finalmente libero dalla paura.
Tutto torna. Tutto combacia. Tutto esplode.
E ora, la domanda vera non è più “chi ha ucciso Chiara?”.
La vera domanda è:
quanti sapevano… e hanno taciuto?