Il 13 luglio 2025, sull’erba sacra di Wimbledon, Jannik Sinner ha scritto una pagina che resterà per sempre nella storia dello sport italiano. A 23 anni, il ragazzo dai capelli rossi e dal carattere glaciale è diventato il primo italiano a conquistare il torneo più prestigioso del tennis mondiale. Un trionfo che ha unito il Paese in un boato collettivo, dalle Dolomiti alla Sicilia. Ma dietro l’orgoglio nazionale, c’è un’ombra che continua a far discutere: la squalifica di tre mesi per tracce di una sostanza proibita, ufficialmente dovuta a una contaminazione accidentale.
La WADA ha parlato di errore umano, un fisioterapista che avrebbe trasferito microtracce di “clust” dopo l’uso di uno spray medicinale. Nessun dolo, nessun vantaggio competitivo. Eppure, nel circuito tennistico, la spiegazione non ha convinto tutti. Novak Djokovic e altri colleghi hanno lasciato intendere che, se non fosse stato Sinner, la sanzione sarebbe stata ben più severa. Un’accusa di favoritismo che ha acceso il dibattito e infiammato i social.
Sinner, fedele al suo stile, ha risposto senza parole: ha scontato la squalifica, è tornato in campo e ha alzato al cielo il trofeo più ambito del tennis. Vincere Wimbledon dopo mesi lontano dai campi è stato il colpo più duro sferrato ai suoi detrattori. «Questa vittoria è di tutta l’Italia» ha dichiarato con gli occhi lucidi, trasformando quel momento in una rivincita non solo sportiva, ma personale.
Il suo percorso è la storia di un ragazzo che ha rinunciato allo sci per inseguire il tennis, che ha lasciato casa a 13 anni per inseguire un sogno, e che oggi è sospeso tra due immagini opposte: quella del campione puro e quella dell’atleta nell’occhio del ciclone. Una contraddizione che lo rende ancora più magnetico. Per i tifosi è un re del tennis; per i critici, un campione che porta sulle spalle una corona pesante, macchiata da dubbi mai del tutto dissolti.
E voi, quando lo vedete colpire la pallina con quella miscela perfetta di potenza e precisione, pensate a un eroe senza macchia o a un simbolo complesso, fatto di gloria e ombre?